Rosario Romeo by Guido Pescosolido;
autore:Guido Pescosolido; [Pescosolido;, Guido]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Percorsi
ISBN: 9788858146873
editore: edigita
pubblicato: 2021-11-15T00:00:00+00:00
3. Le reazioni al primo saggio
Il saggio di Romeo del 1956 destò grande scalpore. La linea di Gramsci aveva ispirato e stava ispirando una mole crescente di studi di notevole livello. Proprio nel 1956 usciva il primo volume della Storia dellâItalia moderna di Giorgio Candeloro, che dichiaratamente assumeva come linea interpretativa di fondo quella gramsciana. Lo stesso Romeo, pur prendendo le distanze dalla sua impostazione gramsciana, lâavrebbe recensita positivamente nel 1958 per la solidità del corredo bibliografico, lâequilibrio e la moderazione dei giudizi, lâattenzione portata, a differenza di molte precedenti Storie dâItalia, alle vicende economiche e sociali, la capacità di fondere i diversi piani della narrazione in un discorso unitario continuo e coerente425. Ma intanto sorpresa e irritazione non mancarono perché, a differenza di quanto avvenuto con Il Risorgimento in Sicilia, Romeo ora affrontava direttamente e confutava a tutto campo le tesi di Gramsci e Sereni.
Nel suo insieme la reazione immediata della storiografia marxista al primo saggio, a distanza di tanti anni, non mi sembra sia stata capace di replicare in modo veramente pertinente e convincente alle argomentazioni di Romeo426. Che mi risulti, non vi furono obiezioni rilevanti alle osservazioni rilanciate da Romeo sullâostilità delle grandi potenze europee a qualunque ipotesi di rivoluzione sociale. Un decennio più tardi, un importante intervento di Giuseppe Galasso su Gramsci e i problemi della storia italiana, pur senza mai entrare in polemica con altri studiosi, dava però di fatto ulteriore spessore storiografico alle argomentazioni romeane su tale aspetto427. Egli sostenne più diffusamente e anche con maggior efficacia la tesi di Romeo secondo cui il pensiero di Gramsci, in ordine alle sue stesse considerazioni sulla situazione europea dopo il 1815, appariva «particolarmente aggrovigliato»428, ed inoltre mise in forte dubbio lâipotetica compatibilità di unâazione rivoluzionaria in Italia con lâatteggiamento delle maggiori potenze europee.
Nella forma fu molto energica, a tratti nervosa, la risposta data a Romeo circa il carattere economicamente ritardante della rivoluzione agraria, ma in realtà nessuno affrontò veramente, nellâimmediato, la posizione di Marx fatta propria da Romeo, a partire da Claudio Pavone che, come abbiamo anticipato, accusò Romeo di condurre assieme a «Nord e Sud» una battaglia «di annientamento dellâavversario marxista» e di voler mettere fuori combattimento tutta una serie di studiosi. Mantenendosi su questo piano di polemica personale impiegò gran parte del suo intervento a soppesare quanto Romeo fosse o non fosse marxista e a rilevare con sgomento come non avesse alcuna «indulgenza verso le sofferenze e i sacrifici umani che la necessità della edificazione capitalista comporta». Si avventurò infine a ritenere solo una mera ipotesi lâanalisi di Romeo sulla debolezza dello stimolo allo sviluppo della produttività da parte della piccola proprietà contadina, senza spiegare perché la storiografia francese, pure citata da Romeo a sostegno delle sue tesi, aveva rilevato il lento sviluppo delle aree investite dalla rivoluzione agraria giacobina429.
Altri critici del primo saggio, tranne Girolamo Arnaldi che appoggiò decisamente Romeo, trattarono questo o quellâaspetto del lavoro, senza però affrontare il nodo centrale di tutta lâargomentazione, che consisteva nellâinferiore produttività e capacità di sviluppo
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